Malga Sasso, 9 settembre 1966. La dinamite del Befreiungsausschuss Südtirol, criminale e violenta organizzazione terroristica secessionista, colpisce a tradimento una piccola caserma della Guardia di Finanza vicino al Brennero. Tre servitori dello Stato sono dilaniati dall’esplosione di ben 25 kg di esplosivo: il vice brigadiere Herbert Volgger, il finanziere Martino Cossu ed il tenente Franco Petrucci.
“Esprimo ai congiunti delle vittime – interviene il Consigliere provinciale dell’Alto Adige nel cuore Alessandro Urzì – la mia commossa partecipazione ad un dolore immutabile nel tempo e che il tentativo di chi vorrebbe oggi archiviare la stagione delle bombe in Alto Adige come una fase cruenta ma necessaria sulla strada dell’Autonomia non contribuisce a placare.”
“Questa visione revisionista – prosegue Urzì – va respinta con forza: le bombe hanno portato solo dolore e distruzione, mentre i risultati sul piano politico sono stati raggiunti grazie alla lungimiranza ed all’impegno dello Stato italiano che ha voluto garantire sin dalla propria Carta Costituzionale il rispetto e la tutela delle minoranze etniche.”
“Oggi in Alto Adige per fortuna non scoppiano più le bombe – conclude Urzì – ma il vento secessionista non si è certo calmato:“Malga Sasso – prosegue il consigliere dell’Alto Adige nel cuore – di cui nel tempo si è tentato anche di cancellarne il nome italiano – sia dunque monito e monumento alla memoria di quell’epoca ingiusta e terribile delle storia altoatesina.”